Una volta ho conosciuto un tipo strano. Correva voce che si fosse riempito di debiti, e per pagarsi l’iscrizione all’università avesse venduto tutte le ossa.
Ora era ridotto a un ammasso di carne che cercava inutilmente di prendere appunti.
— Ehi. Psst! Schiacceresti il bottone del registratore per cortesia? — mi chiese un giorno.
Sarà anche un ammasso di carne, pensai, ma conosce le buone maniere.
Venne fuori che non aveva venduto le proprie ossa: il suo scheletro se l’era data a gambe, letteralmente.
Perché, un mistero.
Almeno fino a qualche giorno dopo.
Ora di anatomia: il solito scheletro di plastica era stato cambiato con uno in carne e ossa.
No, cioè, solo ossa, in effetti.
Fumava una sigaretta, seduto con le gambe accavallate. Il professore gli chiese se potesse gentilmente alzarsi e mostrare il bacino alla classe.
— Che sconsiderato! — s’infuriò lo scheletro, ma poi scoppiò a ridere e si diede un paio di colpetti alla gamba (che rumore piacevole!).
Al trillo della campanella lo scheletro mi si avvicinò: — Psst. Ehi, pupa!
— Dici a me? — risposi. Ero un po’ nervosa.
— Ma no! Parlo a te, pupa! Sai, è da un po’ che ti tengo d’occhio. Sei davvero uno schianto! Che ne dici di darcela a gambe insieme?
Ora capivo. Non parlava a me, ma al mio scheletro! Che razza di situazione.
— Scordatelo, amico, — dissi, e gli voltai le spalle. Ma camminando avvertii una specie di fremito.
Un mese dopo avevo un nuovo compagno di banco.
— Ehi. Psst!, — gli feci. — Schiacceresti il bottone del registratore, per cortesia?
Un racconto folle e interessante. Mi ha davvero colpito e mi ha anche divertito.
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